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A Calatafimi l’UNIRR consegna la piastrina di un caduto della Campagna di Russia

Sabato 7 ottobre a Calatafimi ha avuto luogo la commemorazione dei Caduti di Russia, organizzata dall’Amministrazione Comunale in collaborazione con UNIRR sezione di Roma e l’Associazione Nazionale Bersaglieri (sezioni di Paceco e Trapani).
Sold_Bruccoleri_Filippo688Dopo la messa in suffragio dei Caduti, la folla composta dalla giunta comunale, dai familiari, dai cittadini e dai rappresentanti dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia Municipale, si è spostata in piazza Cangemi per l’alzabandiera, quindi nella sala consiliare del Comune.
Alla benedizione della piastrina del Caduto calatafimese Filippo Bruccoleri da parte di don Mucaria, sono seguiti i saluti e il toccante discorso del sindaco Vito Sciortino, che ha parlato della tragedia e dell’inutilità delle guerre, nonché dei tanti giovani che da esse non fecero ritorno.
Giovanni Di Girolamo ha riportato i risultati della ricerca storica sul soldato e sulle vicende in cui fu coinvolto nel 1942-43, durante la tragica campagna di Russia nei pressi del fiume Don.
Infine, i saluti di ANB, sempre sensibile e pronta a ricordare i tanti Caduti inguerra.
Nel corso di una cerimonia sobria e dall’atmosfera familiare, fra la commozione generale e l’emozione dei familiari e dei nipoti del Caduto, Calatafimi ha visto il ritorno simbolico del suo figlio Filippo Bruccoleri.
La piastrina è stata ritrovata, nella zona in cui Bruccoleri fu catturato, da Aleksander, un cittadino russo che collaborò agli scavi condotti da Onorcaduti (Ministero della Difesa) a partire dagli anni novanta. La piastrina è stata visionata da Edoardo Chiappafreddo nel corso di un viaggio in Russia e
successivamente acquisita con il contributo di UNIRR-sezione di Roma, di cui è presidente è Gianluigi Iannicelli.
Filippo Bruccoleri partì per la Russia come soldato del XXVI btg. mortai della divisione Torino e morì il 05/01/1943 nel famigerato campo 188 di Tambov.
Come ricostruito da Di Girolamo, nei giorni che precedettero la ritirata due compagnie del XXVI battaglione mortai erano in rinforzo al 3° reggimento bersaglieri, con cui ripiegarono fra la tarda serata del 19 dicembre e la mattinata del 20 dicembre 1942. Gli ordini cambiarono presto e non raggiunsero mai questi reparti, che furono abbandonati a se stessi e trovarono la strada sbarrata dai Russi. Dopo aver marciato nella neve alta combatterono a Meshkovaskaya, dove perirono centinaia La percemtici e cammina.
di italiani e croati e non fu possibile attraversare il ponte sul fiume che rappresentava la via di salvezza. Il giorno precedente i Russi avevano occupato il paese e si erano arroccati nell’abitato e su una collina dove si ergeva una grande chiesa ortodossa che oggi non esiste più. La mattina successiva i superstiti furono circondati e dovettero arrendersi. Di molti prigionieri si persero le tracce, molti perirono nel corso della lunga marcia o nei successivi viaggi nelle gelide tradotte.
Per giorni i prigionieri soffrirono la fame, la sete e il congelamento. È presumibile pensare che Filippo Bruccoleri fu preso prigioniero e avviato alla marcia del davai, per arrivare al campo di Tambov il 5 gennaio o poco prima.
Come verificato da Onorcaduti, il campo n. 188, situato nel mezzo d’una foresta, era quasi completamente sotterraneo: i prigionieri venivano ammassati all’interno di bunker, lunghi 15-20 metri e larghi non più di quattro, profondi due metri e privi di illuminazione e ventilazione, con il tetto fatto di rami e zolle di terra.
In questo campo, nei primi sei mesi del 1943, trovarono la morte 6.909 degli 8.197 militari italiani complessivamente qui deceduti, più altri 998 morti nei lazzaretti dove venivano ricoverati i malatidi quel campo. A questi vanno aggiunti circa 4.000 morti durante il trasferimento in treno dai centri di raccolta vicini al Don.
L'area cimiteriale comprende centinaia di fosse comuni. Sul sito sono state innalzate alcune croci realizzate con tronchi di betulla”.
Sentiti ringraziamenti al sindaco Vito Sciortino, alla giunta e allo staff (Tania Lorito) per la sensibilità e la disponibilità ad organizzare questo evento che dona merito alla memoria storica e familiare dei nostri Caduti. Un grande ringraziamento ad Aleksander ed Edoardo Chiappafreddo: il
loro grande lavoro ha consentito che Filippo tornasse a casa.

Giovanni Di Girolamo

 

 

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