Nulla resiste al Bersagliere .. sempre al Motto "Migliorarsi per migliorare

I Bersaglieri dell’Etna

I Bersaglieri dell’Etna

bers-etna

b3La voce del Presidente sezionale
Quando, con enfasi papalina, venne diramato il messaggio che vedete qui accanto, eravamo vicini alla festa della Repubblica del 2011.
Che emozione e quanti ricordi…..sono già passati quattro anni e il nostro Labaro, sempre meno timidamente, si è ben introdotto nell’ambiente delle Associazioni d’Arma e ha conosciuto gli oneri e gli onori di tante manife-stazioni di notevole importanza.
Oggi il suo “look” (come dicono quelli che sanno parlare) è cambiato; è più importante, più autorevole. Da non molto infatti, al termine di un estenuante tiramolla, abbiamo deciso d’intestare la nostra Sezione al Bersagliere Maggiore Michele Purrello, Medaglia d’Oro al Valor Militare; quindi, tale illustre nome è andato ad impreziosire il nostro Labaro, già ricco dell’amato Tricolore. Ne consegue che, e lo dichiaro a scanso d’equivoci, la nostra insegna non rappresenta soltanto un’associazione ma anche la nostra Patria, la Medaglia d’Oro Purrello e, con lui, tutti i nostri Caduti del passato e recenti.
Rivestendo tale importante rappresentatività, al Labaro deve essere rivolto
il massimo rispetto: è indispensabile che venga sempre scortato dal Presidente o da un Consigliere (come minimo) e il suo Alfiere deve essere una persona degna di tale incarico, appositamente nominata dal Consiglio Direttivo.b4
Sempre per gli stessi motivi, tale distintivo non può e non deve scadere al livello di bandierina da sventolare in sagre paesane, feste parrocchiali (con tutto il rispetto per il festeggiato, s’intende) o, peggio ancora, durante manifestazioni a sfondo (più o meno occulto) commercial-politico-sindacali.
Tutto il Consiglio sezionale condivide tali convin-zioni e ha deliberato che la sua importanza sarà tutelata senza eccezioni; la sola presenza di una qualsivoglia Fanfara in esibizione non sarà suf-ficiente per derogare da tale decisione.
In conclusione: certo che gli altri Presidenti saran-no del medesimo parere, spero che non se la prendano qualora dovessimo rifiutare eventuali inviti; resta inteso, comunque, che ogni bersa-gliere è libero di seguire il suono della Fanfara in qualunque manifestazione venga proposta ma, se l’evento non dovesse possedere i crismi dell’uf-ficialità e/o serietà, dovrà farlo senza essere rappresentato dal Labaro, nostro simbolo d’amore e d’appartenenza.
Bers. S.Ten. Enzo Tedesco

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b0b20Nato a San Giovanni Gemini (AG) il 7 luglio 1892, caduto a Bardia (Libia – Africa settentrionale) il 3 gennaio 1941, era un bersagliere ed è stato un eroe del nostro Esercito, decorato con tre medaglie d’argento, una di bronzo ed una d’oro alla memoria.
Motivazioni:
1^ argento: «Comandante di compagnia d’avanguardia, veniva ferito mentre guidava i suoi uomini all’assalto di munite posizioni nemiche. Raccolto dai suoi graduati, restava sul posto per oltre un’ora, incitando e dirigendo i suoi fino a quando fu ben certo che la posizione era definitivamente conquistata. Esempio magnifico, in questo ed in altri combattimenti, di sereno ardimento ed alto spirito di sacrificio. —
Asgheb Tzalà, 21 gennaio 1936.»
2^ argento: «Comandante di battaglione, alla testa dei suoi uomini, dava costante esempio di insuperabile ardimento, abnegazione ed elevato senso del dovere. Con rara perizia e travolgente impeto, muoveva all’assalto di importanti posizioni, strenuamente difese dai ribelli, ricacciandoli e infliggendo loro perdite gravi. Inistancabile, dava ripetute prove di valore a sventare frequenti minacce di avvolgimento da parte avversaria, contribuendo così efficacemente al pieno conseguimento del successo dell’intera colonna. —
Giohò – Monte Guna, 19 ottobre 1937.»
3^ bronzo: “Comandante di un battaglione di retroguardia, ripetutamente attaccato da forte masse ribelli, serbando contegno calmo e coraggioso, riusciva con intelligente appropriata manovra e con travolgente contrassalto ad annientare e disperdere l’avversario, infliggendogli perdite sanguinose e sventandone la ostinata minaccia che mirava ad impadronirsi delle salmerie della colonna. —
Tisisat Dildil, 27 novembre 1937.”
4^ argento: «Comandante di battaglione indigeni, in lungo ed aspro ciclo operativo, rivelò alte qualità di soldato e di comandante. In due combattimenti, attaccato da rilevanti forze ribelli e minacciato di aggiramento, si lanciava all’attacco alla testa dei propri ascari, trascinandoli all’annientamento dell’avversario e al conseguimento della vittoria. In ogni circostanza, capo provetto di rara perizia, guidò il battaglione all’assalto con capacità e rendimento massimo.
Fulgido esempio di sereno ardimento, nobilitato da profondo sentimento del dovere. — Isorà, 5-6 dicembre 1937.»
5^ oro: «Comandante di battaglione più volte decorato al valore, in sette mesi di guerra combattuta nelle più difficili condizioni, sapeva infondere nell’animo dei suoi fanti la sua ardente passione per il rischio, la sua grande devozione per la Patria, il suo grande spirito di sacrificio e di abnegazione. Durante 23 giorni di difesa di una piazzaforte seppe tener testa, sul tratto di fronte del suo battaglione, alla strapotenza degli opposti mezzi in condizioni di blocco assoluto. Avuto ordine di ristabilire la situazione su un importante tratto di fronte che stava per cedere, condusse con somma perizia ed audacia i suoi reparti al contrattacco. Ferito gravemente alla gola, non volle lasciare il suo posto di comando fino a che esausto e dissanguato dovette allontanarsi. Mentre accompagnato cercava di raggiungere il posto di medicazione reggimentale, fu sorpreso da carri armati che gli intimavano la resa. Debole e grondante ancora sangue, con un ultimo grandioso, sublime sforzo lanciò l’ultima bomba ed immolò la sua vita per la grandezza della Patria. —
Africa Settentrionale, 3 gennaio 1941.»
Sebbene originario della provincia di Agrigento, egli ha trascorso la sua vita borghese a San Gregorio di Catania, fino all’anno 1935. Nel 1915 si diplomò e insegnò agraria a Catania, tenendo anche lezioni gratuite per gli agricoltori. Nel 1965 gli fu intitolata la Scuola Media di San Gregorio (oggi Ist. Comprensivo Statale) e nel Liceo Classico Statale “Mario Cutelli” di Catania, vi è un’aula intestata alla sua memoria.
Come scritto dal Presidente Tedesco nella pagina precedente, oggi la nostra Sezione è intitolata al Maggiore Purrello e, in attesa della cerimonia ufficiale d’intestazione, abbiamo creduto utile riportare un breve spaccato della sua vita da bersagliere e da insegnante. Dopo questa presentazione, ognuno di noi sarà ben cosciente dell’importanza di questa figura: uno splendido eroe il cui nome dà tanto lustro alla Patria e al nostro Labaro.
Con comprensibile orgoglio, aggiungiamo che Carlo, figlio del Maggiore, è associato alla nostra Sezione.
(N.d.R.)
Proprio così! Abbiamo esaurito la scorta di aggettivi in nostro possesso per definire il nostro Socio Francesco Frazzetta che non smette mai di stupirci. Per vie traverse, abbiamo saputo che – recentemente – è stato insignito di un ulteriore titolo che andrà ad aggiungersi ai numerosi altri da poco attribuitigli.
Incapaci (eh, sì: non ci sono più i redattori di una volta!) di riprodurre la lettera di nomina che gli è giunta da S.E. il Prefetto (o la Prefetta?) di Catania e volendo comunicare la lieta notizia, non ci resta altro che ricopiarne il testo:

b8b9“8 luglio 2015
Egregio Dottore,
mi è gradito comunicarLe che, con decreto del 2 giugno 2015, il Signor Presidente della Repubblica Le ha conferito l’onorificenza di “Ufficiale” dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana.
Il relativo diploma Le sarà consegnato nel corso di un’apposita cerimonia che si svolgerà in data ancora da definire. Nel formulare le più vive congratulazioni, Le invio cordiali saluti.
(Maria Guia Federico)”

 Logicamente, alle congratulazioni di Sua Eccellenza, aggiungiamo le nostre che, anche se meno importanti, vengono certamente dal cuore.
Caro Francesco, da tutta la Sezione, felicitazioni vivissime e mille auguri per il futuro.

b6Siamo un po’ in ritardo, è vero…. i troppi avvenimenti accavallatisi, hanno deviato la nostra attenzione; ma, come precisa il nostro sottotitolo, questo è un notiziario “fuori passo” però, chiediamo scusa ugualmente.b7
Catania, 12 aprile 2015: magnificamente e grandio-samente organizzata dal Comitato Provinciale TELETHON, in piazza Università si è tenuta la manifestazione “Walk of Life 2015” che, tra l’altro, comprende la passeggiata di solidarietà (3 km) dedicata al piccolo Matteo, testimonial della manifestazione.
Tantissima gente, grande partecipazione; gruppi organizzati, famiglie, camminatori solitari, persone di ogni età con i cani al guinzaglio, partecipanti in bicicletta e con i pattini a rotelle. Tutti rigorosamente con la maglietta (T-Shirt, per i globalizzati) della manifestazione, tanta musica e, circondati da un indicibile bailamme, c’eravamo anche noi. Forse non tutti i lettori sanno che, sin dall’inizio (correva l’anno 2012), la Sezione ANB di Catania è considerata come “Associazione amica” di Telethon (vedere il relativo sito) quindi, partecipare all’evento è un piacere ma anche un dovere morale. Eravamo una quindicina (Cangeri, Catalano U., Celso, Di Paola, Fiscella, Formica, Frazzetta F., Frazzetta R., Gentilini, La Rosa, Lo Giudice, Messina A., Preda, Tedesco, Tosto) in compagnia degli amici della Sezione ANB di Zafferana Etnea che, con la loro Fanfara hanno dato un sonoro, coreografico e importante contributo all’avvenimento. Ben inquadrati e a passo sostenuto abbiamo percorso il circuito previsto lungo le vie del centro storico cittadino e, favoriti dall’ottima Fanfara di Zafferana, abbiamo eseguito l’ingresso in piazza Università a passo di corsa tra la folla festante.b5
Per dare un senso al titolo di questo “pezzo”, sottolineo che – avuto il consenso dei genitori – il piccolo grande Matteo è diventato la nostra “Mascotte” e abbiamo ufficializzato la nomina con una breve, estemporanea, cerimonia durante la quale abbiamo consegnato al piccolo la nostra tessera ed il berretto sociali. Apparentemente felice, Matteo ha “ghermito” la tessera e non l’ha più lasciata.
Salutati dagli astanti, abbiamo lasciato la manifestazione con la convinzione di aver fatto una buona cosa.
Bers. A. Preda

 

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