Acireale, 18 giugno 2017, alle ore 07,45;. passeggiavo in Piazza Indirizzo, luogo deputato all’ammassamento.
A varie ondate, li ho visti arrivare tutti e le voci – più o meno aggraziate – cominciarono a fondersi in un brusìo indistinto. ”M……!” esclamò l’alpino Caruso “ma quanti su?!” e poi, rivolgendosi a me: “ti ricordi quando eri solo, in mezzo a noi?”
“Già” – risposi – “è mai possibile che tutto ciò sia avvenuto per “colpa” di un solo, piccolo bersagliere?”. E Penna Bianca Gulisano aggiunse: “un po’ di merito è anche nostro…hai imparato molto, stando con noi, devi ammetterlo”. Vero anche questo; ho imparato molto e adesso, al cospetto di tanto cremisi, credo di aver utilizzato buona parte di quanto incamerato. Ma, lungi da me l’intenzione di generare equivoci: il fautore di tutto ciò che stavo vivendo è ben altra persona; una persona che – in poco tempo – ha dimostrato (e non a parole) il suo attaccamento alla nostra causa e, mentalmente, la ringrazio di cuore.
Rivolgo il mio sguardo verso il Corso Umberto: l’assoluta latitanza del Tricolore che è la nostra storia, il nostro Simbolo, la nostra identità, mi ha rattristato ma che fare? L’Amministrazione ospitante ha fornito un’unica bandiera che, con grandissimo onore, ho issato all’apertura della manifestazione, alla presenza di S.E. il Prefetto di Catania.
Caldo. Sono appena le otto del mattino e il mio amico di Montelepre, rigorosamente costretto all’interno del suo abito scuro e con tanto di cravatta, copiosamente già grondava di sudore…ed era in buona compagnia perché anche gli altri “titolati” versavano nelle medesime condizioni. Egoisticamente, mi sono rallegrato del fatto di “non essere nessuno” e, quindi, di poter godere della leggerezza della mia semplice polo; inoltre, mi sono sentito sollevato per la presenza delle due autoambulanze richieste.
Non c’erano – invece – i bagni chimici…beh, speriamo che non “scappi” a nessuno, ho pensato.
Mi fu assegnato il compito di organizzare e comandare il settore dei cosiddetti “lenti” e cioè di coloro che aprono la sfilata: Gonfalone cittadino e le Associazioni non bersaglieresche (Nastro Azzurro, UNUCI, Finanza, Marina, Carabinieri, Alpini, Aeronautica, AISM, ecc.). Ho citato il Gonfalone cittadino? Ah, l’abitudine!…In realtà, tale stendardo non ci ha concesso l’onore di stare in nostra compagnia. Eh, sì! C’è sempre una prima volta! Volendo essere pignolo, mancava anche la rappresentanza del Nastro Azzurro; invece, quella dell’UNUCI di Acireale aveva uno strano Alfiere ed una inconsueta uniforme… ma noi siamo di bocca buona e abbiamo fatto finta di non accorgercene.
Si muove! Dietro la spinta di un attivissimo Vincenzo Quartana, il lungo serpentone variopinto sciolse le sue spire e si allungò nel Corso Umberto.
Giunsero i primi squilli di qualche impaziente fanfara che sembrò dire: picciotti, muoversi! E’ il nostro Raduno e siamo stufi di scalpitare sul posto!!
Che festa! Sei fanfare più 21 Sezioni isolane per un totale di circa seicento presenze, mi hanno detto.
Bel colpo, Presidente! Un Raduno regionale così non lo si vedeva da un pezzo!
Lo scorrimento lungo il Corso ha subito diversi arresti: alcuni strategici per ricompattare i gruppi, altri per lasciare la via ad un funerale e altri ancora per “resettare” le fanfare. Tale compito era stato affidato ad Isidoro Giordano e, nonostante la sua indiscussa capacità, credo che non gli sia stato affatto facile.
A proposito: ho notato che una fanfara era preceduta da uno stuolo di avvenenti adolescenti in unifor-me…avvincente e applaudita trovata ma, credo, più confacente ad una banda musical/folklorstica che ad un complesso paramilitare.
Altre fanfare erano anticipate da improvvisati Alfieri recanti bandiere diverse: altra lodevole iniziativa ma sarebbe opportuno spiegare che portare un vessillo è un onore e, pertanto, l’asta dovrebbe essere impugnata nel modo dovuto e non come fanno le majorettes (per chiarimenti, vedere i Gruppi-Bandiera reggimentali).
Dopo l’arrivo e la sistemazione dei “lenti”, oppor-tunamente ed egregiamente intervallati da un ottimo ed autoritario Santo Scuderi, cominciarono ad arrivare “gli svelti” e, preceduti da Fanfara, Striscione provinciale e Labari sezionali, andarono a schierarsi – ordina-tamente – in piazza del Duomo. La fiumana cremisi si esaurì con la Provincia ospitante e, anche in questa frazione, non ho potuto fare a meno di notare delle stranezze: un gruppo di Soci marciava – in fondo -staccato dal resto della “truppa”. Indossavano tutti il cappello piumato e ciò rende inspiegabile lo stacco: ci sono bersaglieri kshatriya e paria?
Mi auguro di no…così come mi auguro che tutti coloro che vivono all’ombra del cappello piumato facciano una facile riflessione e, finalmente, dimentichino le stellette, le corone, le greche, i baffi e i piedistalli di cui si sono autonomamente dotati perché …chi vuole specchiarsi in acqua limpida, convien che si chini. Senza umiltà non si conoscon le anime pure. (N. Tommaseo).
Piazza del Duomo: da una parte, tutte le fanfare schierate come unico complesso; i Labari, i bersaglieri e gli striscioni; dall’altra, il palco con le autorità, i temporaneamente invalidi, le altre Associazioni ed il popolo acese.
Cinque fanfare, un solo motivo: Il canto degli Italiani (o Inno nazionale, o Inno di Mameli o Fratelli d’Italia, se preferite). Credo il popolo della Timpa, anche se vicino o lontano, non lo dimenticherà.
A seguire, le allocuzioni delle varie autorità (molto significativa quella del Consigliere regionale Monaco), ed il rituale scambio di omaggi.
La fine della festa è stata accelerata per un’imprevista pioggia che, ad ogni buon conto, non ha smorzato gli animi; infatti gli “urrah” (anche se qualcuno inopportunamente campanilistico), si susseguivano senza sosta e a squarciagola. E’ seguito il pranzo cremisi sul quale non posso riferire; confesso d’essermi imboscato ma, benché paria, non ho remore: ho scoperto che anche i kshatriya (sebbene indigeni), l’hanno fatto.
Concludo rivolgendo un ringraziamento “dde core” a tutti i partecipanti, alle Medaglie d’Oro presenti Purrello e La Rosa e, in particolare, al bersagliere Salvatore Aurelio Tosto che con la tenacia che lo contraddistingue e, nonostante tutte le promesse non mantenute, ha portato a compimento il suo progetto realizzato “in solitaria”, durante la trionfale scalata alla presidenza regionale.
Credo di sapere da dove abbia tratto tanta determinazione ma, se ne facessi cenno, cadrei nello stesso errore commesso dai suoi nuovi detrattori; infatti, un vecchio e piumato saggio mi ha ricordato che “verba volant, scripta manent”. Grazie ancora Presidente Salvo e ricorda che un tuo illustre predecessore disse: “Migliorarsi per migliorare”. E’ un buon motto: continuiamo a seguirlo.
Bers. Achille Preda
Kshatriya: è un sostantivo maschile sanscrito con cui si indica il varṇa dei “guerrieri”, dei “militari”, quindi di coloro che hanno il “potere”, il “dominio”, i “regnanti”. ( Wikipedia).
Pària: s. m. con cui nell’uso europeo sono indicati gli individui appartenenti alle classi sociali più basse dell’India, detti anche intoccabili. Per estens., persona di condizione sociale molto bassa, che è o si sente emarginata, oppressa e spregiata. (Treccani).
Associazione: s. f. Insieme di persone riunite, organizzate ed operanti per il conseguimento di un fine comune (G. Devoto – G.C. Oli – Vocabolario Illustrato della Lingua Italiana).
Véra: s.f. fede, anello matrimoniale. (Treccani); In questo caso, nome proprio di persona offerente nutrimento culturale, sacrificato in cambio di prosaico “pezzo” di tavola calda o di cannolo ripieno. (Ligirone).
Catania, 21 settembre 2016
La pergamena con la motivazione “Per l’alto impegno medico, sociale e umanitario, speso a favore di chi soffre” è stata consegnata al prof. dott. Francesco Frazzetta dal Presidente del Comitato Spontaneo Antimafia “Livatino-Saetta-Costa” di Riposto CT), organizzatore della manifestazione, dott. Attilio Cavallaro il quale, nel suo pur breve intervento, ha sottolineato che “la consegna del premio dedicato alla memoria dei tre giudici eroi e della prof.ssa Antonietta Labisi, è ritenuta fondamentale, specie in questo attuale momento storico, per dare forza alla società civile e affermare con vigore i valori e gli ideali che la sostengono; per confermare l’impegno dei vari Magistrati Antimafia, delle Forze dell’Ordine e dei cittadini onesti che ogni giorno lavorano con umiltà operando per assicurare, con l’aiuto di Dio, la civile convivenza”.
Il Dott. Francesco Frazzetta è Socio della Sezione A.N.B. di Catania.